Inno di Mameli: la storia e le curiosità sull’inno nazionale italiano scritto da Goffredo Mameli e Michele Novaro.
L’Inno di Mameli, o meglio Il Canto degli Italiani, è un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847, conosciuto in tutto il mondo per essere l’inno nazionale della Repubblica italiana.
Si tratta ovviamente di uan delle composizioni musicali più famose nel nostro paese, e non potrebbe essere altrimenti. Ma non tutti ne ricordano la storia. Andiamo a riscoprirla insieme, attraverso anche alcune curiosità.
La storia dell’Inno di Mameli
Il testo dell’inno fu scritto dal genovese Goffredo Mameli, che all’epoca era un giovane studente, nel 1847. Rifiutandosi di adattarlo a musiche già esistenti, Goffredò lo inviò nel novembre dello stesso anno al compositore Michele Novaro per farglielo musicare.
Pregno dello spirito repubblicano e giacobino, fu ispirato a Mameli dall’inno nazionale francese, La Marsigliese, oltre che da quello greco. Inizialmente presentava come primo verso della prima strofa Evviva l’Italia, sostituito poi nel definitivo Fratelli d’Italia, probabilmente su suggerimento dello stesso Novaro (peraltro autore del Sì alla fine del ritornello cantanto dopo l’ultima strofa).
Il Canto degli Italiani fece il suo debutto pubblico ufficiale il 10 dicembre 1847 a Genova, durante una commemorazione della rivolta del quartiere Portoria contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca.
Essendo però stato scritto da un autore repubblicano, l’inno venne presto proibito dalla polizia sabauda e poi anche da quella austriaca. La sua interpretazione divenne così un reato politico sino alla Prima guerra mondiale.
Nonostante il divieto, il Canto divenne per tutto il periodo risorgimentale uno dei più eseguiti non solo dalle popolazioni, ma anche dai soldati durante tutti i moti e nelle tre guerre d’indipendenza.
Dopo l’unità d’Italia il suo successo lo aveva fatto diventare il principale candidato al ruolo inno del nuovo Stato. Tuttavia, a causa degli ideali repubblicani in esso contenuti, fu malvisto dalla casa sabauda, che scelse la Marcia Reale come inno nazionale nel 1861.
Per diversi anni rimase comunque uno dei canti risorgimentali preferiti dalla popolazione, fino almeno alla Prima guerra mondiale, quando venne sostituito da altri canti patriottici più propriamente bellici.
Sorte simile subì durante il Ventennio fascista, quando s’imposero canti che inneggiavano alle imprese mussoliniane. Fu solo dopo l’armistizio dell’8 settembre che tornò effettivamente a risuonare con una certa insistenza, specialmente negli ambienti antifascisti, insieme a canti come Fischia il vento e Bella ciao.
Terminato il Secondo conflitto mondiale si aprì un dibattito su quale inno avrebbe dovuto adottare lo Stato italiano. Inizialmente Il Canto degli Italiani riuscì a imporsi solo in misura temporanea sul Va pensiero di Verdi, su La canzone del Piave e sull’Inno di Garibaldi.
Nonostante questo, per anni il dibattito ha continuato a divampare su quale fosse il miglior inno nazionale per la Repubblica italiana. Un dibattito solo in parte concluso solo quando, il 4 dicembre 2017, dopo quasi Settanta anni di storia repubblicana, è stato riconosciuto come inno nazionale anche in sede legislativa.
Ascoltiamo insieme l’Inno di Mameli:
Inno di Mameli: il testo
Questo il testo della versione integrale e definitiva dell’inno scritto da Mameli e Novaro:
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa
Dov’è la Vittoria?!
Le porga la chioma
Ché schiava di Roma
Iddio la creò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi
Perché non siam Popolo,
Perché siam divisi
Raccolgaci un’Unica
Bandiera, una Speme
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
Uniamoci, amiamoci
L’unione e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore
Giuriamo far Libero
Il suolo natio
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può!?
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
Son giunchi che piegano
Le spade vendute
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute
Il sangue d’Italia
Il sangue Polacco
Bevé, col cosacco
Ma il cor le bruciò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
Evviva l’Italia
Dal sonno s’è desta
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa
Dov’è la vittoria?!
Le porga la chioma
Ché schiava di Roma
Iddio la creò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò
FONTE FOTO: https://pixabay.com/it/photos/architettura-viaggio-citt%C3%A0-storico-4529605/