Anche la seconda serata del Festival di Sanremo è andata in archivio, completando il quadro delle canzoni in gara. Tra alti e bassi, il cast si è rivelato mediamente all’altezza, anche se non sono mancati scivoloni clamorosi.
Ecco chi ci ha colpito di più e chi di meno in questo secondo appuntamento della kermesse.
Sanremo 2020: le pagelle delle Nuove Proposte
Martinelli e Lula: 6
Sufficienza non tanto per il brano impegnato, quanto per il carisma. Fanno una discreta figura. La loro operazione è, in piccolo, la stessa dello scorso anno di Argentovivo di Silvestri, con Rancore e Fabio Rondanini fusi nella persona di Lula (che ha meno talento nella scrittura del rapper romano e meno classe nel suonare la batteria del membro dei Calibro 35). Avrebbero meritato comunque di passare il turno.
Fasma: 5
La canzone non è malvagia, ma la sua attitudine un po’ dimessa non convince appieno, e sulle fasi finali appare privo di fiato. Ci aspettiamo più personalità nella prossima inattesa possibilità regalatagli dalla giuria demoscopica di Sanremo.
Marco Sentieri: 7
Altro pezzo impegnato, stavolta sul bullismo. Non è un capolavoro, ma va detto che il brano funziona, e Marco ha di certo una presenza che cattura l’attenzione.
Matteo Faustini: 7
Testualmente il suo pezzo è maturo e ben scritto, meglio di molti portati in gara dai Big. Intensa la parte parlata, un po’ confusionaria quella cantata. Dovrà trovare il suo stile (riducendo magari gli acuti, padroneggiati con poca sicurezza).
Sanremo 2020: le pagelle dei Big
Piero Pelù: 7
Il brano non è il massimo, senza infamia e senza lode. Poteva osare di più il buon Piero, che però sul palco ci sa stare e sembra voglioso di togliere un po’ di polvere anche dal vecchio e imbolsito Ariston. Una mission quasi impossibile, ma apprezziamo il tentativo.
Elettra Lamborghini: 4
Il pop reggaeton di Elettra è quello che è. O piace o non piace. Anzi, ci si poteva aspettare anche qualcosa di peggio…
Enrico Nigiotti: 5
Che bello rivedere un assolo di chitarra, evento sempre più raro. Una ventata d’aria fresca all’interno di un brano per il resto debole e banalotto.
Levante: 8
Una canzone ‘levantesca’ cantata alla maniera ‘levantesca’. Grande espressività e teatralità, tiene il palco nonostante una scarpa proibitiva e mostra la consapevolezza dello status di Big ormai raggiunto. Qui c’è aria di podio…
Pinguini Tattici Nucleari: 8
Ma quanto si sono divertiti i Pinguini sul palco? Ringo Starr è la canzone scanzonata e divertente che tutti ci aspettavamo, e loro la coreografano come degli adepti de Lo Stato Sociale… solo che al posto della vecchia che balla qui c’è un bel crash in onore del buon Ringo. Da applausi.
Tosca: 7
Un brano molto diverso dagli altri in gara. Elegante, raffinato, jazzato. La voce di Tosca è un’emozione intensa. Servirà tempo per assorbire la melodia, ma l’interpretazione ci ha già rapiti.
Francesco Gabbani: 7
Non ha il potenziale esplosivo di una Occidentali’s Karma, ma Gabbani propone sempre qualcosa d’interessante a Sanremo. Stavolta un midtempo che parla d’amore in maniera diversa dal solito. Da riascoltare con attenzione, per ora promosso senza alcuna riserva.
Paolo Jannacci: 6
Una canzone sincera e dolce la sua, musicalmente molto vicina al classico standard sanremese. Performance discreta, senza particolari sussulti in positivo e con qualche incertezza. Difficile immaginarlo tra i vincitori, ma nemmeno condannato agli ultimi posti.
Rancore: 8
Canzone difficilissima al primo ascolto. Ermetico è il suo rap, per definizione, e lo conferma anche stavolta. Ma l’esibizione è teatrale al punto giusto. Si vede che ha imparato la lezione da Silvestri, lo scorso anno. Potrebbe rivelarsi una sorpresa, specie per i premi ‘minori’.
Junior Cally: 7
Spazza via tutte le polemiche, presentandosi senza maschera e rappando un pezzo in cui se la prende un po’ con tutti: dai colleghi ai politici. All’inizio è contratto, poi si scioglie e fa la sua buona figura. L’effetto è simile a quello di Achille Lauro con Rolls Royce lo scorso anno: continuerà a dividere tantissimo.
Giordana Angi: 5
Semplice e un po’ banale, per parafrasare qualcuno. La canzone della Angi è tradizionale, fin troppo per una cantante così giovane e capace anche di scrivere brani interessanti. Interpretazione contratta, forse per l’emozione. Migliorerà nelle prossime sere, ma poteva osare con qualcosa di diverso.
Michele Zarrillo: 6
Costretto a risvegliare un pubblico dormiente, presenta un brano più ritmato del solito, bisognoso di qualche ascolto per convincere. Quel che è certo è che rimane uno degli artisti vocalmente più dotati di questa edizione. Ma potrebbe non bastare a evitargli gli ultimi posti in classifica…
Le pagelle degli ospiti
Tiziano Ferro: 7
Anche oggi è emozionatissimo. Cantare con Massimo Ranieri non capita tutti i giorni, ma Tiziano riesce a tenere botta. Poi si scatena sui suoi successi, inciampando in parte sugli acuti di Sere nere, ma recitando splendidamente Il regalo più grande e La fine.
Massimo Ranieri: 8
Perdere l’amore è ormai un inno sacro, e interpretata da un monumento come Massimo diventa un capolavoro assoluto. Il voto finale è una media tra il 9 del duetto con Ferro e il 7 della performance sull’inedita Mia ragione, canzone discreta interpretata con la consueta classe.
Ricchi e Poveri: 6
Una reunion molto attesa per un momento nostalgia che riporta la mente agli anni belli della gran parte della platea. Un omaggio meritato a un quartetto vocale che ha scritto pagine importanti del nostro pop.
Zucchero: 8
La carica soul/blues di Sugar rivitalizza il teatro Ariston. Sono lontanissimi i tempi in cui Donne non era capita dalla platea. Oggi Fornaciari si può concedere il lusso di tenere una ‘messa’ sul palco portandosi dietro l’intero pubblico. Mistico.
Gigi D’Alessio: 6
Non ‘straborda’ come gli altri ospiti, cantando solo Non dirgli mai per festeggiare i suoi 20 anni. La versione orchestrale è piacevole, lui rischia qualche acuto a freddo che fa tremare i polsi, ma tutto sommato riesce a portare in porto la barca sbandare eccessivamente.