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Ruggeri: “I cantanti oggi? La maggior parte preferisce passare alla cassa”

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Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri, ospitato da Fialdini, si è lasciato andare ad alcune riflessioni sugli artisti più giovani.

In questo momento c’è chi preferisce passare alla storia e chi preferisce passare alla cassa. Penso ci sia più gente appartenente alla seconda categoria“, sono le parole di Enrico Ruggeri in riferimento alle nuove generazioni di artisti.

I cantautori oggi secondo Ruggeri

Ospite di Francesca Fialdini a “Da noi…a ruota libera” su Rai 1, Enrico Ruggeri ha parlato del programma televisivo che lo vedrà alla conduzione, “Gli occhi del musicista“, in onda dal prossimo 12 dicembre in seconda serata su Rai 2. L’artista ha però colto l’occasione anche per esprimere una propria riflessione sul panorama della musica attuale, e l’approccio degli artisti emergenti alla professione.

C’è stata una generazione di cantautori molto efficace: Fabi, Silvestri, Gazzè. Ma ormai parliamo di anni ’90… in questo momento, come diceva Giorgio Gaber, c’è chi preferisce passare alla storia e chi preferisce passare alla cassa. Penso ci sia più gente appartenente alla seconda categoria“, sono state le parole di Ruggeri a riguardo.

Enrico Ruggeri

Il nuovo programma su Rai 2

Nel corso dell’intervista, Enrico Ruggeri ha parlato de “Gli occhi del musicista“, il programma che lo vedrà protagonista su Rai2 in seconda serata. Si tratta di un progetto che si lega con alcune tra le attività che l’artista ha già svolto in passato, tuttavia il focus del programma saranno proprio i cantautori.

La sua dichiarazione in merito: “Racconto storie dei grandi della musica italiana: Toto Cutugno, Sergio Endrigo, Califano, Tenco… Porterò gli spettatori in viaggio con cantautori che hanno segnato la musica italiana. La sfida è quella di parlare di cultura facendo divertire e incuriosire il pubblico“.

Inoltre, l’artista ha voluto aggiungere anche una riflessione sulla propria condizione emotiva in linea con la professione di cantautore: “Penso che noi dobbiamo sempre un po’ soffrire per scrivere canzoni. O quanto meno un po’ esasperare, andare a solleticare paure e incubi.” “In realtà siamo sempre più allegri rispetto a quello che scriviamo“, ha concluso.

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