Piotta ha denunciato il Premio Tenco: nonostante i voti il cantante è stato escluso dalla cinquina del miglior album in dialetto.
Piotta ha deciso di adire le vie legali contro il Premio Tenco che, nonostante i voti ricevuti dal cantante, ha deciso di escludere il suo album, “‘Na notte infame“, dalla cinquina finalista del miglior album in dialetto. Secondo la giuria, infatti, il dialetto romanesco non sarebbe presente in tutti i testi delle canzoni.
La decisione del Premio Tenco
La giuria del premio ha così giustificato la decisione di escludere Piotta dalla cinquina finalista: “‘Na notte infame, non può rientrare nella categoria perché un solo brano su undici è in dialetto romanesco (Lella…e poi), sette canzoni sono in italiano standard (Ognuno con un se, Lode a Dio, Ode romana, Io non ho paura, Se se se se, Figli di un temporale, L’amore cos’è) e tre testi (‘Na notte infame, Professore, Serpico) contengono sporadici tratti classificabili come dialettali inseriti all’interno di un testo in italiano“.
Questa spiegazione non ha però soddisfatto Piotta che nei giorni scorsi ha deciso di presentato una diffida formale al presidente del Premio, chiedendo l’accesso agli atti e la sospensione dell’assegnazione del premio per la categoria ‘Album in dialetto‘.
Le parole di Piotta
Nei giorni scorsi Piotta ha commentato l’accaduto con un post su Instagram: “Leggo con stupore che il sottoscritto Piotta, per anni imputato di troppa romanità da più parti, tanto da aggiungere spesso una Er in piu’, di colpo lo sarebbe invece…troppo poco. In pratica, secondo voi, il disco ‘Na Notte Infame non sarebbe romano neppure al 50%, pur avendo titolo, storie, citazioni, luoghi, quartieri, modi di dire, cadenza, calata, slang, rap, ospiti legati alla nostra città.“
Sulla questione è intervenuto anche Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca e docente di Linguistica italiana all’Università Roma Tre: “Stabilire i confini che separano il dialetto romano dall’italiano è difficile dal momento che il romanesco rispetto alla lingua italiana si trova in una posizione di continuum, cioè non c’è un salto tra lingua e dialetto. Darei ragione a Piotta. Il dialetto romano, infatti, ha delle strutture più vicine all’italiano e ha assunto una toscanizzazione nel Cinquecento“.