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Marilyn Manson, nuove accuse: “Aveva una stanza insonorizzata per torturare le donne”

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Arrivano nuove accuse contro Marilyn Manson: secondo un’inchiesta di Rolling Stone, il cantante avrebbe avuto in casa una stanza delle torture.

Continuano i problemi per Marilyn Manson. Dopo le accuse dello scorso febbraio dell’attrice Evan Rachel Wood e poi di tante altre donne, un’inchiesta dell’edizione americana di Rolling Stone porta alla luce ulteriori dettagli sugli abusi, o presunti tali, dell’artista americano. Emerge in particolare un fatto che, se confermato, avrebbe del clamoroso. Brian Warner, questo il vero nome di Manson, avrebbe avuto nel suo appartamento di West Hollywood una camera insonorizzata utilizzata esclusivamente per torturare psicologicamente le donne.

Marilyn Manson

Marilyn Manson aveva una stanza degli orrori?

Stando a quanto rivelato dal magazine americano, Manson aveva trasformato una cabina di registrazione in una cella, da lui stesso ribattezzata Bad Girls Room. Una camera in cui, secondo alcuni collaboratori, l’artista era solito punire e picchiare le ragazze che portava in casa.

Ashey Walters, una sua ex assistente, solo pochi mesi fa aveva presentato denuncia nei confronti del Reverendo, raccontando proprio di questa stanza, di cui l’artista era solito parlare con altre persone con “tono scherzoso“. Un altro ex assistente di Manson aveva invece negato di aver mai visto donne confinate nella Bad Girls Room nei suoi otto anni di collaborazione, anche se aveva confermato che tutti chiamavano quella camera con questo nome.

Le accuse di Ashley Smithline a Marilyn Manson

Nel ricostruire la vicenda di abusi e soprusi dell’artista, Rolling Stone ha sentito anche la modella Ashley Morgan Smithline, che nel mese di luglio aveva intentato una causa contro la rockstar per violenza, aggressione sessuale, inflizione intenzionale di stress emotivo, traffico di esseri umani e altri reati gravissimi.

Secondo quanto dichiarato dalla stessa modella, Warner l’avrebbe costretta a rimanere per ore chiusa nella stanza, delle dimensioni di un camerino. All’inizio la faceva sembrare un quasi un premio, o un gioco, ma col passare del tempo la camera diventava una punizione. Quando qualcosa non andava bene, la chiudeva lì, consapevole che, se anche avesse urlato, nessuno l’avrebbe sentita essendo la stanza insonorizzata.

Una versione dei fatti in parte confermata dall’artista Phoebe Bridgers, che su Twitter nel mese di febbraio aveva raccontato di aver visitato, un giorno, la casa di Manson inisieme al legittimo proprietario. E in questo breve tour era stato lo stesso Brian a parlarle di una ‘stanza degli stupri’. Insomma, mentre le indagini continuano il quadro relativo al comportamento dell’artista diventa sempre più macabro.

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