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La storia di Hillel Slovak, fondatore e primo storico chitarrista dei Red Hot Chili Peppers

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Hillel Slovak: la carriera, la vita privata e tutte le curiosità sul chitarrista che diede vita ai Red Hot Chili Peppers.

Quando si parla di Red Hot Chili Peppers, il primo chitarrista che viene in mente è John Frusciante. E non potrebbe essere altrimenti, visto il peso che ha avuto nella storia e nello sviluppo dello storico gruppo americano. Eppure, c’è un altro guitar hero alle origini della band, un chitarrista tanto talentuoso quanto sfortunato, morto troppo presto, prima che i RHCP potessero diventare quella fabbrica di successi conosciuto in tutto il mondo. Stiamo parlando di Hillel Slovak. Scopriamo insieme alcune curiosità sulla sua carriera è la sua vita privata.

Chi era Hillel Slovak: biografia e carriera

Hillel Slovak nacque il 13 aprile 1962 sotto il segno dell’Ariete ad Haifa, in Israele. Figlio di due genitori sopravvissuti all’Olocausto, emigrò con la famiglia a New York quando aveva cinque anni, per poi trasferirsi in California. Dopo aver sviluppato una forte passione per la pittura da bambino, negli anni delle scuole superiori conobbe due futuri musicisti, Michael Balzary e Jack Irons, e iniziò a suonare la chitarra, ispirandosi ad artisti come Jimi Hendrix e a gruppi come Kiss e Led Zeppelin.

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Formò la sua prima band negli anni della Fairfaix High School, gli Antyhm. Proprio grazie a questo gruppo conobbe Anthony Kiedis. I due diventarono subito grandi amici, e a loro si unì presto un certo Flea. Appassionati di musica tutti e tre, vennero uniti anche da un’altra passione comune: quello per le droghe, tra cui LSD, cocaina, eroina e speedball.

Il feeling tra i tre era grandissimo, e in poco tempo decisero di scrivere una prima canzone. La presentarono dal vivo nel locale The Rhythm Lounge e piacque talmente tanto al proprietario, che gli chiese di tornare con un repertorio più vasto. Nacque così il progetto Red Hot Chili Peppers. Di lì a poco i ragazzi iniziarono a scrivere nuove canzoni e a presentarle in piccoli locali tra la California e New York.

Proprio nel momento in cui il gruppo iniziò a prendersi le prime soddisfazioni, scritturato anche dalla EMI, Hillel scelse però di abbandonare per dedicarsi ancora ai vecchi Anthym e al progetto What Is This?, con cui registrò un album. Una decisione che spiazzò Flea, ma che non fermò i Red Hot. Nacque così il primo album, The Red Hot Chili Peppers, con Jack Sherman alla chitarra.

Ma l’avventura di Slovak con le sue vecchie band non andò come sperato, e il chitarrista si ritrovò a contattare nuovamente i vecchi amici Flea e Kiedis per chiedergli di tornare a suonare insieme. Sherman non convinceva appieno i due musicisti, che accettarono di buon grado di dare una seconda chance al loro compagno d’avventure. Fu proprio il suo ritorno a dare impulso a una svolta sonora per il gruppo, che si concretizzò nel secondo album Freaky Styley.

Contemporaneamente con il prosieguo della loro carriera musicale, però, continuò anche la dipendenza di Hillel e Anthony dagli stupefacenti. La situazione si fece fuori controllo, e Kiedis dovette passare un periodo in riabilitazione prima di poter tornare a lavorare per registrare il terzo album, The Uplift Mofo Party Plan.

Riabilitazione, pause e ricadute. Una strada parallela aveva coinvolto in questa fase delle loro vite Kiedis e Slovak, legati indissolubilmente anche dai vizi. Per il bene dei suoi amici e della sua famiglia, più volte il chitarrista aveva tentato di ripulirsi, senza riuscirci. E mentre tutti si preoccupavano per la dipendenza del cantante, così chiara, evidente, alla luce del sole, quella di Slovak passò sempre più sotto traccia, proseguendo ad accompagnarlo quasi di nascosto, fin quando ogni sua residua forza fu consumata dalle droghe.

Nel 1988, insieme, Kiedis e Slovak presero la decisione di smettere definitivamente, ma nel corso di un tour europeo furono colpiti da una forte crisi di astinenza. Una crisi che mise in ginocchio soprattutto il chitarrista, incapace di suonare o di garantire prestazioni all’altezza del suo talento. Stanchi della situazione, i Red Hot Chili Peppers furono costretti ad allontanarlo per permettergli di riprendersi. Ma ormai era troppo tardi.

Hillel Slovak: la morte

Tornato a Los Angeles, Hillel iniziò a isolarsi, ad allontanarsi dai vecchi amici per cercare di resistere a ogni tentazione. Smise di suonare, ma anche di dipingere e di scrivere il suo diario. Fece perdere le sue tracce, se non per una chiamata in cui confessò al fratello James che, pur volendo restare pulito, era tremendamente difficile. Ormai era stato sopraffatto.

Il 27 giugno 1988, Slovak fu trovato privo di vita dalla polizia di Los Angeles nella sua casa di Hollywood. L’autopsia confermò che la sua morte era avvenuta due giorni prima, il 25 giugno, per un’overdose di eroina. Fu seppellito al Mount Sinai Memorial Park Cemetery di Hollywood Hills. Per i Red Hot Chili Peppers fu un colpo durissimo. Kiedis, straziato, lasciò la città e decise di non partecipare al funerale, sotto shock per quanto accaduto. Nonostante questo, non smise subito di drogarsi, come se si fosse trattato solo di un gioco. Furono gli amici a convincerlo che non poteva continuare così, doveva smettere ed entrare subito in riabilitazione. E alla fine lo convinsero. Per cinque anni Anthony riuscì a ripulirsi e cambiò per sempre la sua vita.

Con la morte di Hillel, si spense anche la passione per la musica del batterista storico dei Red Hot, Jack Irons, che decise di abbandonare il gruppo che aveva portato alla rovina l’amico. Cadde in depressione e di fatto non diede più alcun contributo alla causa della band. Flea e Kiedis invece decisero di portare avanti il progetto, anche in sua memoria. Di lì a poco tempo, a sostituire Slovak, arriverà un giovane chitarrista di nome John Frusciante, suo grande fan. Un nome destinato a fare la storia della musica rock.

La vita privata di Hillel Slovak

Hillel ebbe una storia importante nei primi anni di carriera, ma sulla sua vita sentimentale non si sono mai avute grandi notizie.

Sai che…

– Aveva origini polacche da parte di madre, jugoslave da parte di padre.

– Nel brano Behind the Sun si è divertito a suonare anche il sitar.

– Influenzato dai grandi del rock, Slovak basò il suo stile sull’improvvisazione e unì a elementi classici anche stilemi tipici del funk.

– Nel 1999 il fratello James pubblicò i suoi diari, i suoi dipinti e alcune fotografie storiche.

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