John Lennon, le più belle canzoni della carriera solista dell’ex Beatle: da Imagine a Mind Games.
Il lavoro post-Beatles di John Lennon ha offerto qualcosa a tutti, dal tormento esistenziale dell’album di debutto degli anni ’70, fino al rancore politico di Some Time In New York City, ma non solo. Possiamo anche citare le visioni utopiche che hanno invaso Imagine e il romanticismo in esilio che ha intriso Mind Games.
E, naturalmente, la beata fantasticheria del ritorno di Double Fantasy del 1980, registrato dopo cinque anni di silenzio e, tragicamente, rilasciato poche settimane prima del suo omicidio. Insomma, anche fuori dai Beatles, John ha fornito ai suoi seguaci un catalogo di gemme preziose, diverse e meravigliose… Ecco alcune delle migliori canzoni che hanno caratterizzato la carriera solista di John Lennon.
John Lennon: le canzoni più amate
Partiamo con Instant Karma! (1970): Lennon era ancora ufficialmente membro dei Beatles quando pubblicò il suo terzo singolo con la Plastic Ono Band, prodotto da Phil Spector.
Ecco il video di Instant Karma!:
Instant Karma! è un appello ambiguo all’unità che suscita disprezzo in chi dubita e in chi non è creduto.
Procediamo con #9 Dream (Walls and Bridges, 1974): definito da Lennon come qualcosa che ha appena “sfornato” dopo essersi svegliato con la melodia contenuta nella sua testa, il brano è comunque un capolavoro psich-pop.
Ecco il video di #9 Dream:
Citiamo, poi, Imagine (1971): ispirata da una poesia didattica nel libro Grapefruit di Yoko, la canzone più duratura di Lennon ha sofferto di una sovraesposizione nel corso degli anni, adottata dalle stazioni più vecchie e delle agenzie pubblicitarie di tutto il mondo come scorciatoia per un futuro pacifico.
Ecco il video di Imagine:
Il tono sovversivo della canzone – “antireligioso, antinazionalista, anticapitalistico“, come diceva Lennon – è ricoperto da una dolcezza melodica sufficiente a renderlo infinitamente digeribile.
John Lennon: New York City e Mind Games
New York City (Some Time In New York City, 1972): la straordinaria traccia di un album altrimenti frammentario di politica e slogan di sinistra, descrive la vita insieme di John e Yoko nellaGrande Mela, con riferimenti all’Apollo Theater, al Staten Island Ferry e alla band di Elephant’s Memory.
Ecco il video di New York City:
Concludiamo con Mind Games: inizialmente elaborata durante le sessioni di Let It Be come Make Love Not War, Lennon – in seguito – ha cambiato il suo titolo in quanto era ‘troppo hippy’.
La versione finale, che prende il nome dal libro di Robert Masters e Jean Houston, Mind Games: The Guide To Inner Space, presenta una delle sue melodie più sublimi e un coro coinvolgente.
Ecco il video di Mind Games:
Fonte Foto: https://www.facebook.com/johnlennon/