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Il significato di Creep, grido disperato di Thom Yorke

Tempo di Lettura: 2 minuti

Radiohead, Creep: il testo, la traduzione e il significato della hit del gruppo guidato da Thom Yorke.

Parlare di hit con un gruppo come i Radiohead è complicato. Di certo il successo di un brano come Creep, addirittura disco di platino in Italia, si presta però a questo tipo di interpretazioni. Tra le grandi canzoni del repertorio di Thom Yorke, si tratta sicuramente di una delle più amate, e ancora oggi tra le più ascoltate in assoluto, nonostante anche nel Regno Unito qualcuno, all’uscita, l’avesse giudicata come “troppo deprimente”. Scopriamo insieme il significato del testo di questo straordinario brano.

Radiohead, Creep: il testo della canzone

Singolo tratto dall’album di debutto della band inglese, Pablo Honey del 1993, è stato accolto con grande ammirazione, soprattutto da parte della critica, fin dalla sua pubblicazione. Malinconica e deprimente, è diventata una delle canzoni più amate del gruppo.

Thom Yorke

Il testo è stato scritto dallo stesso Thom Yorke, tra i più talentuosi cantautori britannici, mentre studiava all’Università di Exeter. Parlando del significato, l’artista spiegò: “Ho notevoli problemi nell’essere un uomo degli anni Novanta… Ogni uomo con sensibilità o coscienza verso il sesso opposto avrebbe problemi simili. È un’ardua impresa affermare la propria mascolinità senza sembrare il membro di un gruppo hard rock…“. Di seguito il video con il testo e la traduzione di Creep:

Il significato di Creep

Per chi si sente strano, fuori luogo, inadeguato, Creep è stato negli ultimi trent’anni una sorta di inno. Fin dal titolo (“strisciare“), il brano fa capire di avere per protagonista qualcuno di sgradevole, di spiacevole, per certi versi di imbarazzante. Un qualcuno che non è a noi esterno, ma un lato del nostro stesso carattere. Ed è quel lato che ci rende del tutto inadeguati e ci costringe a vivere nell’isolamento, a ricercare la solitudine e a sperare in un cambiamento che, sappiamo bene, non avverrà.

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Una canzone che è appartenuta al suo autore, Yorke, per un periodo di tempo molto limitato. Non a caso, lo stesso Thom ha più volte affermato di detestarla, e si è rifiutato di proporla dal vivo. Un’avversione che non sorprende. Perché lui non è più quel ragazzo alle prese con i problemi della crescita. Oggi non si rispecchia in quelle parole, non le sente più sue, ed è per questo che preferisce lasciare il suo vecchio inno in eredità a quelle schiere di giovani che, ogni giorno, si trovano a convivere con un mondo che sembra non in grado di accettarli.

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