Bruce Springsteen, Letter to You: la recensione del ventesimo album in studio del cantautore del New Jersey, che torna a pubblicare un disco con la E Street Band.
Lo avevamo lasciato al pop orchestrale di matrice anni Sessanta, raffinato, elegante e tradizionale, di Western Stars. Lo ritroviamo un anno dopo di nuovo con la E Street Band, per un album dedicato al suo gruppo, a distanza di ben 11 anni da Working On a Dream. E basta questo a far compiere un nuovo miracolo. In un anno ricco di difficoltà, Bruce ci regala speranze e ci racconta i suoi fantasmi, quelli che lo accompagnano e ci accompagnano giorno dopo giorno. Fantasmi non spaventosi, anzi estremamente utili: ci ricordano chi siamo stati ieri, chi siamo oggi, cosa saremo domani.
Bruce Springsteen, Letter to You: la recensione
Registrato in una manciata di giorni, solo cinque stando alle sue parole, nel suo studio in New Jersey, senza alcuna demo, in presa diretta. Un modo di suonare e di lavorare che guarda al passato, per un prodotto il più possibile analogico e spontaneo, che lascia ampio spazio all’energia e alla sapienza dei musicisti. Il risultato è un prodotto autentico, emozionante e ricco nella sua semplicità. Nove sono i brani inediti scritti da Springsteen, tre sono invece i recuperi presi dal suo vasto archivio e rimessi a nuovo per l’occasione.
I brani presi dal passato sono Janey Needs a Shooter, If I Was the Priest e Song for Orphans. Tre pezzi differenti tra loro ma che si amalgano perfettamente nel mood del disco, anche se le influenze del giovane Bruce d’inizio carriera, che molto doveva allo stile dylaniano, si sentono, specialmente in Janey.
I singoli finora estratti, Letter to You, sono tra i brani più riusciti dell’album. In particolare cresce, ascolto dopo ascolto, Ghosts. Un pezzo che potrebbe rappresentare il manifesto di questo Bruce, perso in un passato che lo accompagna giorno dopo giorno e che torna a farsi sentire anche in altre tracce (dall’emozionante One Minute You’re Here alla finale I’ll See You In My Dreams). Ma brani degni di nota sono anche Last Man Standing, forse l’inno definitivo dell’epopea del Boss e The Power of Prayer (l’intro di piano più bella della E Street Band?). Senza dimenticare House of a Thousand Guitars e Rainmaker, brano scritto ‘contro’ Bush qualche anno fa, ma rispolverato e dedicato al tycoon Trump.
Tra riflessioni politiche e tanta analisi introspettiva, Bruce e la band fanno i conti con il proprio passato, in un dialogo costante con gli amici Clarence Clemons, Danny Federici e tutte le persone che una a una ci lasciano ogni giorno, come un countdown inesorabile pronto ad accompagnarci verso la fine. Qualunque essa sia.
Letter to You: la tracklist
1 – One Minute You’re Here
2 – Letter to You
3 – Burnin’ Train
4 – Janey Needs a Shooter
5 – Last Man Standing
6 – The Power of Prayer
7 – House of a Thousand Guitars
8 – Rainmaker
9 – If I Was the Priest
10 – Ghosts
11 – Song for Orphans
12 – I’ll See You In My Dreams
Top: Ghosts
Flop: Burnin’ Train
Voto:
Di seguito il video di Ghosts: