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Enrico Ruggeri: “Su Gassmann ho fatto solo una battuta, non sono un negazionista”

Tempo di Lettura: 2 minuti

Enrico Ruggeri spiega il senso della sua battuta su Twitter su Alessandro Gassmann, attore accusato di aver fatto la spia per aver denunciato una festa nel suo palazzo.

Il Covid scalda gli animi e innervosisce tutti. Così, in quest’epoca, anche una semplice battuta sui social può diventare un pretesto per una lite, vera o presunta, anche tra personaggi famosi. È quanto accaduto ad Alessandro Gassmann ed Enrico Ruggeri. Tutto è iniziato negli scorsi giorni, quando l’attore su Twitter ha ‘denunciato’ una festa nel suo palazzo, chiedendosi se fosse giusto sopportare, chiamare la polizia andare alla porta per farsi sentire. Un’esternazione cui hanno fatto seguito commenti di ogni tipo, insulti e minacce per il ‘delatore’. Tra i tanti che hanno commentato, c’è stato anche l’ex Decibel, che ha provato a sdrammatizzare con una battuta travisata dai più.

Enrico Ruggeri: la battuta su Alessandro Gassmann

Fine il sarcasmo utilizzato dal cantautore milanese per cercare di rendere meno serio il dibattito sulla riflessione portata alla luce sui social dall’attore.

Enrico Ruggeri

Queste le sue parole: “Grande attore e regista… con un po’ di nostalgia per i tempi andati della Germania Est“. Un freddura che ha creato ancora più agitazione e dibattito, causando non poche offese verso Gassmann. Non a caso, intervistato dal Corriere della Sera Ruggeri ha tenuto a chiarire: “Se quella battuta l’avessi fatta ad Alessandro a cena insieme, ne avrebbe riso anche lui. Mi dispiace molto la contrapposizione e il malcostume di cui spesso sono stato vittima anche io“. Nell’occasione il cantautore ha voluto censurare le offese ricevute da Gassmann: “Ho letto insulti su di lui, la sua famiglia, suo padre. Una cosa orribile“.

Enrico Ruggeri negazionista? Le sue parole sul Covid

Già in passato il cantante di Mistero ha reso nota la sua posizione non tanto sul Covid, quanto sulla gestione della pandemia da parte dell’istituzioni. Per qualcuno è un simbolo del negazionismo, ma il suo pensiero è un altro: “Non capisco perché in mezzo alla strada devo mettere la mascherina. Se entro in un negozio la metto, ma se sono all’aperto no. In un vicolo stretto con 50 persone la metto, sì… Ristoranti aperti a pranzo e a cena no… Non possiamo rinunciare a vivere per paura di morire… Il mondo dello spettacolo? È stato umiliato“.

Da qui a definirlo negazionista ce ne passa però. Si chiede il cantautore milanese classe 1957 infatti come si possa negare la realtà, una pandemia che è oggettiva. Poteva però essere gestita diversamente: “La narrazione è stata sbagliata. Hanno scritto di alcune persone famose morte per Covid e io so per certo che non era vero“.


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