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Concerto annullato, la replica di Emis Killa: “Sono sconcertato”

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Emis Killa e Jake La Furia

Il sindaco di Ladispoli ha annullato il concerto di Emis Killa previsto per il 31 dicembre: il motivo sta nelle frasi sessiste dei suoi brani.

A seguito delle critiche sulle “canzoni sessiste” del rapper, il sindaco di Ladispoli (Roma) si è visto costretto ad annullare l’esibizione di Emis Killa – insieme a Guè – prevista per la serata di Capodanno. Sui social il cantante ha replicato con indignazione alla decisione del Comune.

Emis Killa e Jake La Furia

Annullato il concerto di Capodanno

Sotto il mirino la canzone di Emis Killa “Tre messaggi in segreteria”, con parole che esortano alla violenza sulle donne. Come ha spiegato il sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando, il concerto di Capodanno è stato annullato “al fine di ristabilire un clima di serenità”.

Nei giorni scorsi, infatti, sono state numerose le polemiche sollevate a riguardo. Soprattutto la consigliera regionale del Pd, Marta Bonfani, ha dichiarato: Meglio che quei soldi vengano destinati a ben altre iniziative, capaci di mettere in discussione quel patriarcato di cui ancora, purtroppo, vediamo troppe evidenze e di cui subiamo le più tragiche conseguenze”.

La reazione di Emis Killa: “Non sono triste né arrabbiato”

Non passa molto tempo, che Emis Killa decide di reagire alla decisione della città di annullare la sua esibizione, inizialmente programmata per il 31 dicembre prossimo. Con alcune storie su Instagram, il rapper ha detto di sentirsi sconcertato: “Né triste, né arrabbiato”, precisa.

“Non comprendo davvero come nel 2023 ci sia apertura mentale per quasi tutto, propensione ad aggiornare la propria modalità di pensiero sulla maggior parte delle cose, ma non verso l’arte, denuncia Emis.

“Anche questa è violenza”

Emis Killa punta il dito contro la chiusura mentale che la società ha nei confronti, non solo della sua musica, ma di quella di tutti i rapper in generale. E così invia un messaggio ai responsabili dell’accaduto, sottolineando tre punti su cui riflettere.

In primo luogo, “ora che avete fatto scoppiare la polemica, mezza Italia ne sta parlando e in moltissimi andranno ad ascoltarsi la canzone da voi incriminata“, fa notare Emis, precisando che su quel brano alla fine non hanno fatto altro che metterci “una lente di ingrandimento sopra”.

Poi continua con il secondo punto: “Già in passato una nota associazione mi fece saltare un evento per via delle stesse dinamiche. Vorrei che codeste persone si chiedessero: questa non è forse violenza? Da delle menti così attente mi aspetto ci sia cognizione di tale parola e non ci si fermi alla becera comprensione della sola violenza in senso fisico”, chiosa.

Perché anche alzare la voce, bullizzare ed escludere è violenza. “E non mi pare ci sia inclusività nell’agire così”, precisa Emis Killa. E infine, il rapper auspica che “quanto scritto sia spunto di riflessione non un input per alimentare ulteriori polemiche”, per creare più consapevolezza riguardo il rap.

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