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Cinque anni senza Pino Daniele, l’icona blues nata a Napoli

Tempo di Lettura: 3 minuti

Alla scoperta di Pino Daniele, il garibaldino figlio del Sud innamorato di Napoli e della musica americana.

Giuseppe Daniele, conosciuto come Pino Daniele (1955-2015) è uno dei simboli di Napoli. Una figura che va oltre il mondo della musica, un uomo in grado di superare le barriere dello spazio e del tempo grazie alle sue canzoni.

Ha vinto i pregiudizi che circondano il sud e lo ha fatto anche dopo essersi spento, ottenendo grandi riconoscimenti, come il premio alla Carriera al Festival di Sanremo 2019.

Pino Daniele, una carriera segnata dal rapporto con Napoli

Pino Daniele è sicuramente uno dei personaggi che a Napoli non dimenticheranno mai. A soli diciotto anni ha scritto quello che poi è diventato una sorta di inno ufficioso della città, quel Napule è che da quando è stata pubblicata non hai mai smesso di risuonare per le vie della città e nei cuori degli abitanti.

Eppure il sentimento di Pino Daniele per Napoli è sempre stato decisamente combattuto, un amore così grande da trasformarsi anche in rancore.

Io non sono figlio di Napoli… io mi sento un figlio del Sud, un garibaldino – aveva dichiarato Pino Daniele come riportato da Famiglia Crisitiana -. Da quando ho l’età della ragione ad oggi non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. Ma non voglio pensare che non ci sia più la speranza. Una speranza che purtroppo si riaccende soltanto quando salta fuori qualcuno: una volta è spuntato Maradona, una volta Troisi, una volta Pino Daniele… Purtroppo è un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello“.

E in effetti Napoli ha fatto di Pino Daniele uno dei suoi re, come testimoniano le immagini delle migliaia di persone in piazza nel giorno dell’ultimo saluto e la richiesta dei tifosi del Napoli di fare proprio di Napule è il nuovo inno della squadra. E pensare che lui al calcio preferiva la pallanuoto e la scherma.

A proposito di Napule è, sembra che Massimo Troisi, grande amico di Pino, avesse proprio questa canzone come base per la sua segreteria telefonica.

Pino Daniele

Eppure proprio dal cuore pulsante della città è nato il Pino Daniele musicista, quello che ancora bambino restava stregato al porto di Napoli quando sentiva il blues e il jazz che portavano con sé gli americani. Ma Pino non è diventato uno di loro. Ha preso quello che gli serviva e l’ha fuso con la tradizione melodica napoletana dando di fatto vita a un nuovo genere, il tarumbò, un mix tra la tarantella e il blues.

La morte di Pino Daniele nel 2015 è stato un fulmine a ciel sereno nonostante il suo cuore matto avesse mostrato i suoi primi problemi negli anni Ottanta. Tutti i suoi fraelli erano cardiopatici e lui fu costretto a sottoporsi a quattro interventi di angioplastica. Non aveva paura della morte, o almeno non lo dimostrava in pubblico, quando dichiarava che per morire felice gli sarebbe bastato morire con la chitarra in mano. E nell’immaginario collettivo così è stato.

La vita privata di Pino Daniele: “Sono come Enrico VIII”

Per Pino Daniele Terra Mia non è solo l’album della svolta, è anche il disco dell’amore. Proprio durante le registrazioni del disco infatti il cantante ha conosciuto la corista Dorina Giangrande, futura moglie di Pino Daniele e madre di Alessandro e Cristina.

Nel 1992 però Pino conobbe a casa di Massimo Troisi la bellissima Fabiola Sciabbarasi. Lei per il cantante rinunciò alla sua carriera e divenne madre di Sara, Sofia e Francesco, i tre figli avuti da Pino.

L’ultimo amore della sua vita fu Amanda Bonini. L’opinione pubblica non vide di buon occhio la seconda separazione del musicista che da buon napoletano non aveva mai smesso di sognare. Né di amare. “È la seconda separazione? Sono come Enrico VIII. Dopo due famiglie non smetto di credere nell’amore. Perché se smetti di crederci non vivi più“. Con queste parole, riportate da Dilei.it, Pino aveva difeso la sua vita privata. Paragonandosi a Enrico VIII. Già, in fondo Napoli ha bisogno sempre di un re…

Di seguito il video di Terra Mia di Pino Daniele:

Da: Rolling Stone

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