Pierangelo Bertoli: la carriera, la vita privata e tutte le curiosità sul cantautore di A muso duro ed Eppure soffia.
Tra i cantautori che hanno fatto grande la nostra canzone tra gli anni Settanta e Ottanta c’è anche Pierangelo Bertoli. Un artista straordinario, una penna forbita e in grado di vergare pagine e pagine di storia della nostra canzone d’autore. Non a caso, a lui è intitolato uno dei premi più prestigiosi della musica italiana. Andiamo a scoprire insieme alcune curiosità sulla sua carriera e la sua vita privata.
Chi era Pierangelo Bertoli
Pierangelo Bertolli nacque a Sassuolo il 5 novembre 1942 sotto il segno dello Scorpione. Venuto al mondo in una famiglia operaia, venne colpito da bambino da una grave malattia, una forma di poliomielite che lo privò della funzionalità degli arti inferiori. Fu costretto a vivere tutta la vita muovendosi su una sedia a rotelle. Nonostante questo, la sua fu una bella infanzia, seppur priva di ogni bene non indispensabile. Da bambino in famiglia non possedevano nemmeno una radio, e per questo la sua passione per la musica arrivò più tardi, grazie all’influsso esterno (oltre a quello del fratello, che già negli anni Sessanta fondò il suo primo gruppo).
Innamoratosi della musica, imparò a suonare la chitarra dopo i venticinque anni da autodidatta, e cominciò così a comporre le prime musiche per alcune canzoni già scritte nella parte testuale. Nei primi anni Settanta entrò nell’Unione Comunisti Italiani e formò il Canzoniere Nazionale del Vento Rosso. Il suo primo album in studio, Rosso colore dell’amore, uscì nel 1974.
L’anno dopo, in seguito allo sciogliemnto del partito e del Canzoniere, realizzò con alcuni amici un nuovo disco, Roca Blues, prodotto dal presidente della squadra della Sassolese. Proprio questo disco finì nelle mani di Caterina Caselli, che convinse il marito Piero Sugar a metterlo sotto contratto con la CGD. Nel 1976 uscì così il suo primo vero album solista, Eppure soffia, che gli permise di raggiungere il primo successo a livello nazionale grazie anche alla title track, inno all’ecologismo:
Forte di questo primo successo pubblicò l’anno successivo un nuovo album, Il centro del fiume, e nel 1978 un disco esclusivamente di canzoni in modenese. Fu invece il 1979 l’anno di A muso duro, uno dei suoi lavori più noti in assoluto, grazie anche alla title track, una canzone che divenne per Bertoli un manifesto, grazie a versi del genere: “Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro, un guerriero senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.”.
Anche negli anni Ottanta non mancarono i successi per Bertoli, che non smise di scrivere canzoni coraggiose, come Certi momenti, in cui si schierava contro la Chiesa cattolica, o Varsavia, brano che accusava il totalitarismo e il blocco dei paesi dell’est europeo.
Nonostante un calo di vendite, anche negli anni Novanta continuò a pubblicare importanti album e nel 1991 fece il suo esordio al Festival di Sanremo con la celeberrima Spunta la luna dal monte insieme al gruppo sardo Tazenda:
Tornò a Sanremo anche nell’anno successivo con Italia d’oro, un brano in cui denunciava senza troppi giri di parole alcuni malcostumi, nel periodo in cui stava per esplodere lo scandalo di Tangentopoli. All’interno dell’album che accolse il singolo era presente anche un altro brano politico molto chiaro, Giulio, un’accusa diretta ad Andreotti,
Il suo ultimo album fu 301 guerre fa, un disco composto da inediti e canzoni riarrangiate e ricantate. Venne pubblicato pochi giorni prima della sua scomparsa.
La morte di Pierangelo Bertoli
Quale fu la causa della morte di Pierangelo Bertoli? Il cantautore, sofferente di un tumore ai polmoni, fu sottoposto nel settembre 2002 a una serie di cure che non ebbero però alcun effetto. Morì il 7 ottobre, a soli 59 anni. Dopo la sua scomparsa non ci fu alcuna cerimonia funebre, anche se molte persone lo omaggiarono, a partire dal suo grande amico e discepolo Luciano Ligabue. La sua salma venne cremata e la sua tomba si trova presso il cimitero nuovo di Sassuolo.
La vita privata di Pierangelo Bertoli: moglie e figli
Negli anni Settanta Pierangelo conobbe Bruna Pattacini, che divenne ben presto sua moglie. Con Bruna Bertoli il cantautore ebbe tre figli: Emiliano, Petra e Alberto Bertoli. Dei tre, solo l’ultimo ha seguito le orme del padre, diventando un cantante di professione e prendendo parte a tanti concerti tributo dedicati all’indimenticato genitore.
Sai che…
– Nella sua carriera è stato considerato una sorta di ‘cantastorie‘ della sua Emilia.
– Per l’aspetto politico e sociale delle sue composizioni venne accostato a celebri compositori di ballate politiche popolari, come l’anarchico Pietro Gori.
– A proposito di politica, per un breve periodo ebbe un’esperienza all’interno del Partito della Rifondazione Comunista.
– Fu amico del brigatista Alberto Franceschini prima del suo ingresso nella lotta armata e dopo la scarcerazione del 1987.
– Era un tifoso della Juventus e per il centenario della squadra scrisse il brano Juvecentus.
– Nel 2013 è nato in sua memoria il Premio Pierangelo Bertoli.
– Collaborò con tantissimi artisti importanti, tra i quali Ornella Vanoni, Fabio Concato, Grazia Di Michele, Ligabue (che da lui fu in un certo senso scoperto) e altri ancora.
– Era ateo e anti-cattolico.