Musica neomelodica: la storia, le origini e il significato del genere musicale napoletano e meridionale che racconta la vita ‘dei quartieri’.
La musica neomelodica è un genere, o sottogenere, della canzone napoletana. O meglio, è un derivato che dalla canzone napoletana si vuole distinguere in maniera netta.
Bistrattato e vituperato dai più, è uno dei pochi generi musicali che non conosce crisi: dalla sua nascita, è rimasto uno dei più popolari a Napoli ma anche in tanti altri centri del Sud Italia, facendo proseliti in Puglia come in Sicilia, in Calabria come in Basilicata.
Andiamo a scoprire insieme cos’è la musica neomelodica e qual è la differenza rispetto alla classica canzone napoletana.
Che cos’è la musica neomelodica
La musica neomelodica trova una vaga origine nella canzone napoletana classica, ma culturalmente si pone su un livello opposto rispetto alla tradizione.
Se la canzone napoletana occupa infatti una rilevanza storica straordinaria nella musica italiana, essendo uno dei primi esempi di canzone ‘moderna’, con origini già settecentesche e ottocentesce, la musica neomelodica si pone come un fenomeno quasi esclusivamente locale, perché racconta una realtà che è tipica di alcuni quartieri napoletani e di altri centri urbani del Meridione italiano.
I prodromi per questa rivoluzione si ebbero negli anni Settanta. Quando la canzone classica napoletana entrò in crisi, furono due i filoni che ridiedero vigore alla musica partenopea: quello della ‘nuova’ sceneggiata, che ebbe in Mario Merola il suo più grande interprete; quello del neapolitan power, un fenomeno variegato di artisti che rielaborarono la musica napoletana fondendola con tradizioni anglosassoni o mediterranee (si pensi a Pino Daniele, Napoli Centrale, Eduardo De Crescenzo o Alan Sorrenti).
Gli anni Ottanta portarono a una peridita di potenza di entrambi questi filoni, e il declinare della sceneggiata di merolana memoria fece spazio all’esplosione di un fenomeno nuovo, quello appunto della musica neomelodica, che su emozioni simili si basava.
Al contrario della sceneggiata e della canzone napoletana classica, però, la musica neomelodica vantava tutt’altra origine: non era espressione di una Napoli borghese, ma di una Napoli popolare, veniva dai ‘quartieri’ e si rivolgeva alle persone dei ‘quartieri’.
I primi cantanti a portare al successo questo nuovo genere furono nomi come Patrizio, Gigi Finizio e soprattutto Nino D’Angelo. Il caschetto biondo di Napoli in particolare divenne una vera star, capace di varcare i confini napoletani e italiani e arrivando negli anni Ottanta a esibirsi su palchi come quello dell’Olympia di Parigi, del Madison Square Garden di New York e dello stadio Wembley di Londra.
Di seguito Sotto ‘e stelle, una delle canzoni più famose di Nino:
Ciò che caratterizzò fin da subito la musica neomelodica fu l’estrema semplicità e il patetismo dei testi, la banalità delle armonie e un utilizzo quasi sconsiderato di sintetizzatori di dubbia qualità. Non a caso, con l’arrivo degli anni Novanta alcuni dei suoi ‘padri spirituali’, tra cui lo stesso Nino, abbandonarono il neomelodico per mostrare la propria maturazione artistica.
Il posto lasciato vuoto da un artista come D’Angelo venne ripreso già durante gli anni Novanta da un altro cantante che, al di là della gabbia neomelodica, fin dagli inizì mostrò un talento differente rispetto al resto della scena: Gigi D’Alessio.
Quest’ultimo seguì le orme del predecessore e nei primi anni Duemila portò la musica neomelodica a varcare nuovamente i confini locali e nazionali, anche grazie alla scelta di cantare non più solo in napoletano ma anche in italiano.
Cosa resta oggi della musica neomelodica? In realtà, è uno dei pochi generi che gode stabilmente di ottima salute, ha fatto proseliti in tante zone del Sud Italia e ha portato alla creazione di altre star come Tony Colombo o Alessio.
Di seguito Mezz’ora fa di un giovane D’Alessio:
Le caratteristiche della musica neomelodica
La peculiarità che fin da subito tracciò un solco tra la canzone napoletana e la musica neomelodica (che rimangono cose ben distanti e dal differente valore artistico) fu l’estrazione sociale dei cantuatori, che portò alla scrittura di testi che non parlavano più di una Napoli da cartolina, o di sentimenti tanto autentici quanto universali, bensì della vita dei ‘quartieri‘, delle sue problematiche, delle emozioni forti e non sempre positive che la caratterizzavano.
L’importanza storica della musica neomelodica sta nell’aver dimostrato anche ai giovani della napoli popolare, quella priva di grandi prospettive, che la forza dei sogni può portare a farcela, a sfondare.
Ma la qualità musicale del genere è rimasta sempre bassa e, complice la connivenza della malavita locale, che fin da subito si è inserita in questo business musicale estremamente redditizio, ha portato impoverimento anche del messaggio da veicolare, divenuto oggi privo di qualunque valenza sociale.