Per l’uscita del suo nuovo singolo, Achille Lauro ha rilasciato un’intervista in cui parla del suo passato e della sua infanzia.
Dopo aver confermato la sua partecipazione ad X Factor in veste di Giudice, Achille Lauro è tornato con un nuovo singolo: “Banda Kawasaki” in collaborazione con Salmo e Gemitaiz. In occasione del lancio, il cantante si è raccontato in una lunga intervista a Repubblica in cui ha parlato del suo passato travagliato.
Achille Lauro: un’infanzia difficile
“Sono cresciuto in un ambiente in cui la cultura non è contemplata.” – rivela Lauro – “Quando vivi nel trauma tendi a normalizzare tutto, ma poi sono diventato allergico a certi modi, mi sono sentito una nullità. Questo mi ha acceso la curiosità, ho imparato a imparare dagli altri. La cosa più spaventosa era pensare di diventare una persona senza un posto nel mondo, senza una base“.
Poi ha aggiunto: “Ringrazio però di aver conosciuto quella faccia, a Roma c’è poesia ovunque, anche nella disillusione. È molto pasoliniana. Il fatto di aver messo insieme tanti generi e storie mi ha permesso di non avere ascoltatori casuali“.
Secondo il sito Dagospia, però, il cantante non starebbe dicendo la verità sul suo passato. Secondo il sito di D’Agostino, Lauro sarebbe cresciuto in un’ambiente tutt’altro che ostile: “Achille Lauro insiste con la sua infanzia ‘pasoliniana’ anche se viene da una famiglia benestante di alti funzionari statali (il papà nicola è un magistrato della corte di cassazione, il nonno era prefetto)“.
Nuova esperienza come giudice di X Factor
Nel corso dell’intervista Achille Lauro ha anche parlato della sua futura partecipazione a X Factor in vista di giudice: “Perché in tv appaio annoiato? Strano a dirsi, ma non sono fatto per parlare davanti alle telecamere. Durante le interviste spesso non riesco a trasmettere quello che vorrei. Ad X Factor cercherò di portare i miei valori nel programma“.
“Tanti vogliono solo diventare famosi, ma io amo la musica e mi interessa trovare artisti anarchici, ascoltare qualcosa che mi travolga. Non colpevolizzo nessuno e niente ma a volte c’è della musica terrificante che è frutto di calcolo“.
“Per il resto è giusto essere rigidi, onesti, e poi dico sempre che bisogna imparare a fallire. Come giudice, non devo mortificare nessuno, con i ragazzi più autoironici si può provare a sdrammatizzare“.