Le migliori frasi di Fabrizio De André: gli aforismi che hanno reso le canzoni del cantautore genovese immortali.
Le frasi di Fabrizio De André sono scolpite ancora oggi nella memoria di ogni appassionato di musica italiana, o anche di poesia. Perché Faber è stato più di un semplice cantautore: con la sua scrittura, ispirata da quella del miglior cantautorato francese o belga, ha rivoluzionato la canzone italiana.
Molti dei suoi versi più celebri sono diventati dei veri aforismi, e hanno reso immortale la sua produzione, ispirando ancora oggi migliaia di fan in tutto il nostro paese. Andiamo a rileggere alcune delle cose più belle mai scritte durante la sua carriera.
Fabrizio De André: le frasi più belle nelle sue canzoni
Scegliere tutte le frasi più belle di Faber è impresa che vale diversi volumi. In questo caso abbiamo scelto di elencare solo alcune delle più famose e rappresentative della sua scrittura e anche in parte del suo pensiero, che sempre si riversava anche nei versi composti per le sue canzoni.
“Quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiederci un bacio e volerne altri cento“, (da Amore che vieni, amore che vai).
“E come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno, come le rose” (da La canzone di Marinella).
“E mentre il grano ti stava a sentire dentro alle mani stringevi il fucile, dentro alla bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole” (da La guerra di Piero).
“Ama e ridi se amor risponde, piangi forte se non ti sente, dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (da Via del campo).
“Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù ne tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio” (da Bocca di rosa).
“Tu che m’ascolti insegnami un alfabeto che sia differente da quello della mia vigliaccheria” (da Cantico dei drogati).
“Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno, non si guardò neppure intorno, ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete e ho fame” (da Il pescatore).
“Io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore” (da Il testamento di Tito).
“Libertà l’ho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo e amore, protetta da un filo spinato. Libertà l’ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato per un fruscio di ragazze a un ballo, per un compagno ubriaco” (da Il suonatore Jones).
“Certo bisogna farne dis trada da una ginnastica d’obbedienza, fino a un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza. Però bisogna farne altrettatna per diventare così coglio*i da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni” (da Nella mia ora di libertà).
Di seguito l’audio di quest’ultimo pezzo:
Le frasi storiche di Fabrizio De André
Non solo canzoni. Faber è rimasto nella memoria collettiva anche per molte dichiarazioni rilasciate in migliaia di interviste. Pensieri mai banali, e spesso connotati da quel senso dell’umorismo che solo agli spiriti più alti può appartenere. Ne ricordiamo qualcuna:
“Benedetto Croce diceva che fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi, rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. E quindi io precauzionalmente preferirei considerarmi un cantuatore” (dal programma televisivo La storia siamo noi).
“Genova per me è come una madre. È dove ho imparato a vivere. Mi ha partorito e allevato fino al compimento del trentacinquesimo anno di età: e non è poco, anzi, forse è quasi tutto” (da Dori: Video e fotografie mandateci il vostro Faber, pubblicato su Repubblica.it il 7 gennaio 2009).
“Gesù di Nazareth secondo me è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi” (dal discorso sulla canzone Buona novella durante un concerto del 1988).
“Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo Stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglio*i” (da un’intervista a Senzapietra del 1991).
Fonte foto: https://www.facebook.com/LEPIUBELLEFOTODIFABRIZIODEANDRE