Se non c’è almeno una polemica, non è un vero Festival di Sanremo. In 68 edizioni, quasi 69, non sono mai mancate le critiche e gli scandali prima, durante e dopo la kermesse ligure.
Discussioni ed episodi ambigui che spesso hanno finito per far passare in secondo piano anche la musica e le canzoni, cosa che ha spesso scatenato ulteriori critiche in una sorta di circolo vizioso.
Ricordi tutti gli scandali del Festival? Andiamo a riscoprirli insieme, in attesa di tutti i gossip e i pettegolezzi che nasceranno nell’edizione 2019 di Sanremo.
Sanremo: tutte le polemiche e gli scandali del Festival
Dalle polemiche riguardanti i brani esclusi alla partecipazione di cantanti improvvisati: tutti gli scandali della storia del Festival di Sanremo, divisi per decenni.
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Cinquanta
La primissima polemica della storia del Festival riguardò l’esclusione del brano Ho pianto una volta sola di Olivieri-Pinchi. L’anno dopo fu la volta della zuffa nel Salone del Casinò tra il cantante Gino Latilla e il maestro Cinico Angelini, rivali d’amore vittime del fascino di Nilla Pizzi.
Nel 1957 fece scandalo una stecca, definita ‘eurostecca’ perché trasmessa in Eurovisione, di Claudio Villa durante l’esecuzione di Cancello tra le rose. Due anni dopo toccò invece a Jula De Palma, che fece scalpore per l’esibizione troppo sensuale, anche nel look, con il brano Tua. L’artista venne raggiunta da migliaia di lettere contenenti offese di ogni tipo, e fu perfino aggredita per strada. Il brano venne successivamente censurato.
Di seguito l’audio di Tua di Jula De Palma:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Sessanta
L’edizione del 1961 fu una delle più controverse di quei primi anni di Festival. Venne segnata da Mina che, durante la seconda serata, per l’emozione vide la sua voce spezzarsi mentre cantava Io amo tu ami. Scoppiata a piangere, l’artista si allontanò dal palco senza terminare il brano. Per la delusione, promise che non avrebbe mai più partecipato al Festival.
Nella stessa edizione, fece scandalo Adriano Celentano, che mostrò la schiena al pubblico (cosa inaudita per l’epoca), così come Gino Paoli, primo cantante senza smoking e con la cravatta slacciata.
Nel 1963 i vincitori Tony Renis ed Emilio Pericoli vennero accusati di plagio per la loro Uno per tutte. L’anno dopo vinse Gigliola Cinquetti con Non ho l’età, scatenando la furia di Domenico Modugno, che definì il risultato del Festival ‘una buffonata pazzesca’.
La rabbia di Modugno era figlia dell’esclusione in finale di Bobby Solo con la sua Una lacrima sul viso, affetto da raucedine il giorno prima. Per alcuni, la vittoria dello stesso Solo l’anno successivo con Se piangi se ridi fu una ‘compensazione’ per la precedente ‘vittoria morale’.
Il 1966 fu quello della protesta del Clan Celentano per l’esclusione de Il ragazzo della via Gluck dalla finale. L’edizione dell’anno successivo fu, forse, la più drammatica della storia, a causa del suicidio di Luigi Tenco. Il cantautore, dopo l’eliminazione del suo brano Ciao amore, ciao durante la prima serata, si tolse la vita in albergo. In un biglietto lasciato accanto al corpo, scrisse: “Faccio questo […] come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io, tu e le rose’ (brano presentato da Orietta Berti, ndr) in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione“.
L’ultima edizione del decennio, quella del 1969, fu condizionata dal clima sessantottino dell’epoca, e fu quindi segnata da dimostrazioni politiche da parte di alcuni.
Ecco l’audio di Ciao amore ciao di Luigi Tenco:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Settanta
Nei primi anni Settanta non si registrarono scandali clamorosi, ma nel 1975 il Festival venne segnato dal primo boicottaggio delle case discografiche, che non mandarono i propri Big a Sanremo.
Il 1978 fu invece l’anno dell’esordio di Anna Oxa, che fece scalpore per un look (suggeritole da Ivan Cattaneo) che la stampa etichettò come punk e accusato di essere il simbolo di un’età decadente. L’anno dopo fu invece quello della censura del brano A me mi piace vivere alla grande di Franco Fanigliulo, che alludeva esplicitamente alla cocaina.
Di seguito l’audio del brano di Fanigliulo:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Ottanta
Nel 1982 fece scalpore Vasco Rossi che, dopo l’esibizione, s’infilò il microfono in tasca per consegnarlo al cantante successivo. Ma il filo del microfono era troppo corto, e così l’attrezzo cadde per terra provocando un tonfo sordo. Per la critica dell’epoca, questo fu un gesto di sfregio fatto volontariamente dal rocker di Zocca.
Sempre Vasco fu protagonista di uno scandalo l’anno dopo. In aperta polemica con l’organizzazione, abbandonò il palco prima della fine della sua canzone, svelando al pubblico che gli artisti si stavano esibendo in playback. Quella del 1986 fu invece l’edizione della finta pancia di Loredana Bertè, che durante la sua Re voleva simulare una gravidanza.
Verissima era invece la gravidanza di Romina Power nel 1987, che fece a sua volta scalpore.
Riascoltiamo insieme Nostalgia canaglia di Al Bano e Romina:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Novanta
Nel 1992 fecero scalpore le dichiarazioni di Pupo che, dopo essere stato eliminato con la sua La mia preghiera, affermò di aver ‘comprato il 4° posto al Festival di Sanremo 1984 tramite l’acquisto di schedine del Totip per un totale di 75 milioni di lire.
L’anno dopo fu l’esordiente (tra i Giovani) Nek a scatenare polemiche col suo brano In te, canzone contro l’aborto. Gli anni Novanta furono anni in cui il Festival ebbe un successo relativo, tanto che nel 1998 il Financial Times lo stroncò definendolo ‘una sagra del kitsch’ pieno di canzoni ‘ terribilmente sentimentalistiche’.
Riascoltiamo insieme In te di Nek:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Duemila
Uno degli scandali più grandi di Sanremo fu quello del Duemila. In questa edizione vinsero gli Avion Travel, ma il loro successo avvenne grazie al voto volutamente falsato della giuria di qualità, che diede a tutti gli altri un voto tra 1 e 2, dando il massimo solo al gruppo campano. Il motivo? I giudici affermarono di aver voluto far vincere un brano di qualità, ma c’è chi vocifera di accordi discografici per creare rumore intorno al Festival.
Nel 2003 fece scandalo la partecipazione tra le Nuove Proposte di Alina, che all’epoca aveva solo 12 anni (concorrente più giovane della storia del Festival). Nel 2004 le case discografiche bissarono il boicottaggio, e sul palco si alternarono artisti prevalentemente sconosciuti.
Scalpore e polemiche, invece, nel 2009 per la canzone Luca era gay di Povia, che parlava di un omosessuale che diventava eterosessuale. Un testo che scatenò le proteste della comunità LGBT.
Di seguito l’esibizione di Giuseppe Povia:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Duemiladieci
Veniamo ai giorni nostri. Nel 2010 lo scandalo fu la partecipazione di Emanuele Filiberto (cantante inascoltabile) con Pupo e Luca Canonici, interprete del brano Italia amore mio. Nel resto di questo decennio sono stati perlopiù incidenti di percorso dei personaggi dello spettacolo a suscitare clamore, oltre alle solite proteste degli esclusi.
Esclusi che si sono fatti sentire anche nel 2019. Ormai è divenuta famosa la critica di Pierdavide Carone e i Dear Jack per l’esclusione da parte di Claudio Baglioni del loro brano Caramelle. Ma a far rumore nel 2019 è stata anche la vittoria di Mahmood a discapito del favorito, Ultimo, che non ha gradito la sconfitta decisa da giuria di qualità e sala stampa, a discapito del voto popolare ampiamente a suo favore.
Ascoltiamo il brano in questione:
Gli scandali e le polemiche di Sanremo negli anni Duemilaventi
Il primo grande scandalo del nuovo decennio ha riguardato la partecipazione al Festival del trapper romano Junior Cally, reo di aver pubblicato alcuni anni prima un brano in cui descrive una violenza su una ragazza utilizzando termini irriguardosi. Si tratta ovviamente di fiction, ma il rapper è finito comunque nell’occhio del ciclone, attaccato dalla classe politica e dalla Rai. Il direttore artistico Amadeus lo ha però difeso, portandolo lo stesso, e giustamente, sul palco dell’Ariston.