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Gué diventa Gvesvs: il vangelo del messia del rap e dei suoi discepoli

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Guesus

Gué Pequeno, Guesus: la recensione del settimo album del rapper milanese ex Club Dogo.

Si chiude col ‘botto’ il 2021 della scena rap italiana. Il messia del nostro hip hop (autoproclamato?) è tornato, con una nuova versione di sé. Gué Pequeno, il Guercio ex Club Dogo, lascia spazio semplicemente a Gué. E la sua opera prima è un vangelo, Guesus (graficamente reso Gvesvs). Un disco maturo, ambizioso, per nulla banale e ricco di brani in grado di imporsi nella classifica degli stream in Italia, complice la presenza di tanti amici. O meglio, discepoli, come dei veri e propri apostoli per il Salvatore del nostro rap. Che non salva nulla, in realtà, ma concede comunque una nuova lezione. Magari non necessaria, però efficace.

Gué Pequeno, Guesus: la recensione

C’è un’evoluzione evidente in Guesus. Musicalmente il Guercio si pone su un altro livello, proponendo un hip hop che guarda al passato, all’old school, a sonorità anni Ottanta e Novanta, abbinandolo a una produzione moderna e a brani decisamente più vicini a quello che è stato il rap degli ultimi anni, anche in Italia.

Guesus
Guesus

Tematicamente non c’è spazio per la religione. Il riferimento al Messia è evidente per il titolo, per la data di nascita di Gué (25 dicembre), per la copertina, e per qualche citazione qua e là. Ma il disco rimane essenzialmente un album terreno, con uno sguardo introspettivo evidente in brani come Senza sogni e Too Old to Die Young, e qualche canzone più vicina al mondo in cui Gué è diventato Gué, come Piango sulla Lambo e Blitz!.

Tanti i featuring, come avevamo già anticipato. Alcuni internazionali, come quello con Rick Ross in Gangstar of Love, o quelli con dutchavelli e Jadakiss, altri totalmente italiani. Immancabile Marracash (ma anche in questo caso il loro feat. è tra le cose meno brillanti del disco), ma c’è spazio anche per Salmo, Ernia, Coez, Geolier e per un’artista sempre più amata dalla scena rap italiana, Elisa.

Un calderone di presenze e influenze che farà schizzare in streaming il disco, ma che produce una certa discontinuità che potrebbe anche infastidire. A tenere in piedi l’insieme è una sensazione di malinconica accettazione di una realtà che differisce terribilmente dalle apparenze, di un mondo che finge di essere ciò che non è, ma ciò che vorrebbe essere.

Non è un album semplice, ma Guesus fa il suo e centra l’obiettivo: dare a Gué il ruolo che merita, quello di mentore di una scena che a lui deve molto, forse più di ciò che crede. Inevitabile il paragone con Noi, loro, gli altri, l’ultimo lavoro di Marra. La preferenza è questione di gusti, anche se in entrambi i casi ci troviamo davanti due artisti nel pieno della maturità, consapevoli di ciò che hanno fatto e di ciò che possono ancora fare, di ciò che sono e di ciò che sono stati. Liberi di dire quel che pensano, di pensare quel che vogliono. Ed è da questa libertà che stanno riuscendo a trarre il meglio di sé. La speranza è che possano fare da traino anche per nuove generazioni che ancora restano ancorati a cliché stantii, triti e tristi, ormai superati in un mondo che corre veloce come la Lambo su cui piangere.

La tracklist di Guesus

1 – La G, La U, La E pt. 2
2 – Gangstar of Love (feat. Rick Ross)
3 – Piango sulla Lambo (feat. Rose Villain)
4 – Blitz! (feat. Geolier)
5 – Daytona (feat. Marracash)
6 – Veleno
7 – Nessuno (feat. Coez)
8 – Futura ex (feat. Ernia)
9 – Cose non sane (interlude)
10 – Senza sogni (feat. Elisa)
11 – Lunedì blu (feat. Salmo)
12 – Sponsor (feat. dutchavelli)
13 – Nicolas Cage (feat. Jadakiss)
14 – Domai (feat. Ketama126)
15 – Fredda, triste, pericolosa (feat. Franco126)
16 – Too Old to Die Young (feat. Shablo)

Voto: 7

Di seguito il visual video di Senza sogni:

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